A. è uno scricciolo di 11 anni, con occhiali troppo grandi per il suo viso e braccia troppo esili per la sua età. Varca la porta della stanza quasi in punta di piedi, si siede davanti a me guardandomi. I modi educati e il silenzio eloquente, caricano l’aria della giusta tensione. La saluto: “Ciao, come ti chiami? Cosa ti porta qua?” Lei risponde lentamente, senza fretta, ma con l’ansia della grande domanda che le sale dalla bocca dello stomaco fin sulla punta delle labbra. “No, è che io…” pausa. Di quelle che senti cariche di un sacco di cose, aspettative, incertezze, paure. Le mani le scivolano fra le mani, le gambe si accavallano e si scavallano, la sedia pare scottare. Dopo un po’ che la guardo, le sorrido incoraggiandola a dire quel qualcosa che le rimugina dentro. “Io passo molto tempo con mia nonna, tutti i giorni vado a casa sua, perché i miei lavorano…” Di nuovo una pausa, si sente tutta la fatica che fa nel dirmi, ma soprattutto nel dire a voce alta, quello che avrà pensato chissà quanti milioni di volte. Prende fiato e inizia “L’altro giorno mia nonna è caduta” la voce inizia a rompersi, la diga pure. “Niente di grave, eh...però... ho iniziato a pensare che un giorno... non ci sarà più!” SBADABAM! La diga si è rotta! Le lacrime scendono copiose, come se fossero lì, dietro a quegli occhi, chissà da quanto. Il respiro si accorcia. Davanti a tanta bellezza mi sentivo un po’ a disagio. Era la prima volta che ci vedevamo e io ero divenuta lo specchio del suo dolore. Aveva scelto me. Non seppi cosa rispondere, se non un arido e imbarazzato “Hai ragione, è’ proprio così.” Lei mi guardava attraverso i vetri appannati dei suoi occhiali, con le lacrime che le continuavano a scendere dagli occhi. Non cercava la bugia di un’illusione, aveva solo bisogno di dirlo, di dirselo ad alta voce, in presenza di qualcuno. E quel qualcuno che aveva scelto, ero proprio io! “Come posso aiutarti in questo?” le chiedo. La risposta già la conoscevamo entrambe: “No, niente. Avevo solo bisogno di dirlo, perché è una cosa che mi porto dietro da quel giorno” Fece un lungo sospiro, le lacrime avevano smesso di rigarle il viso. Finì la seduta con il sorriso, riportandomi alcuni episodi felici, trascorsi proprio con la nonna.
I nonni. Che straordinaria risorsa dei nostri tempi! Depositari di tutta quella pazienza che noi genitori abbiamo perso, presi dal lavoro e dalle mille incombenze quotidiane. Non sono solamente le tate o i tassisti dei nostri figli, ma figure importantissime per la costruzione del loro sé. Con i nonni si toccano con mano le nostre radici, si apprende da dove veniamo. Nei nostri “tempi moderni” la presenza dei nonni è divenuta indispensabile per riuscire a barcamenarsi tra i mille impegni di una famiglia: la scuola, lo sport, il lavoro e perché no, anche qualche uscita come coppia! Abbiate cura dei nonni e lasciate che i vostri figli approfittino della loro presenza. Ma i nonni li viziano! E’ vero, ma se non ci fossero loro a viziarli, come potrebbero sviluppare anche il calore di una concessione, raggiungere la consapevolezza che ci sono delle regole a cui, talvolta, si può trasgredire? I figli impareranno che ci sono le regole, ma c’è anche un modo flessibile per rispettarle e i nonni saranno felici di poterglielo insegnare!